TERAMO – Sulla chiusura dello stabilimento La Perla di Roseto interviene in una nota Pio Rapagnà del movimento “Città per Vivere” secondo il quale, per evitare la delocalizzazione dell’attività produttiva, l’aministrazione comunale non avrebbe fatto il suo “dovere istituzionale”.
“Il presidente del Consiglio comunale Domenico Rega ed i Capi Gruppo di maggioranza e di opposizione –dichiara Rapagnà – non hanno sentito il dovere nemmeno di convocare una seduta “straordinaria e aperta” del Consiglio per “stoppare” la procedura di delocalizzazione da parte della Società di Capitali finanziari del Fondo di Investimenti statinutense Jh Parters LLC che tra i soci ha le prime cinque più prestigiose Università americane”. Secondo l’ex parlamentare dal momento che gli impegni occupazionali e produttivi assunti nel 1990 all’atto della approvazione del progetto industriale della “KARA-La Perla” furono assunti in Consiglio comunale davanti ai cittadini di Roseto, deve essere ora la stessa comunità cittadina, di fronte al licenziamento “in tronco” dei lavoratori, a farsi carico di dare una “risposta adeguata” alla proprietà dello Stabilimento di Santa Lucia.
“In questi anni – si legge nel comunicato diffuso da Rapagnà – ogni partito ha fatto il proprio gioco, anche clientelare. Purtroppo il gioco è finito male e a pagare saranno soltanto i più deboli, cioè i lavoratori e le giovani lavoratrici, ai quali la comunità civile di Roseto si dovrà impegnare a dare una risposta positiva rispetto alla crisi che si aggrava per tante famiglie”.